mercoledì 25 giugno 2008

Arrestateci tutti - Attention, please

la libertà è il diritto dell'anima a respirare, e se essa
non può farlo le leggi sono cinte troppo strette.
Senza libertà l'uomo è una sincope.
(Will Hunting - Genio ribelle)

Udite udite! Grande occasione, stavolta siamo in due a parlarvi, gesto reclamato a gran voce dalle nostre coscienze e dalle circostanze critiche: perciò posate manga e pipetta e prestate orecchio.
Come tutti sapete (perché voi lo sapete, vero?) nel nostro Paese è attualmente in corso una deliberata campagna politico-mediatica volta all'indebolimento della libertà d'informazione; questo programma liberticida, fortemente sostenuto dal governo col mutismo, quando non con la connivenza, di buona parte dell'opposizione, non è comunque cosa nuova: la riduzione al silenzio delle voci eccessivamente critiche o potenzialmente scomode fu a suo tempo pianificata dalla P2, la tristemente famosa loggia segreta, autoritaria ed eversiva, tra le cui file figurava l'attuale Presidente del Consiglio (tessera n°625).
A tutti quelli che non condivideranno questo nostro intenzionale allarme vorremmo offrire dei fatti, sgradevoli e angoscianti ma fatti.
Recentemente l'istituto di ricerca internazionale Freedom House ha cambiato lo status della libertà d'informazione in Italia da "libero" a "parzialmente libero", caso unico tra i paesi membri dell'Unione Europea. E l'ultima classifica della libertà di stampa nel mondo di un'analoga associazione, Reportes sans Frontières, pubblicata nel 2006, piazza il nostro Paese ad un imbarazzante 40° posto. Con l'avvertenza, però, che un ritorno al potere di SIlvio Berlusconi (l'indagine è stata condotta subito dopo l'insediamento del secondo governo Prodi) si sarebbe tradotto in un consistente calo di posizione (negli anni del secondo governo Berlusconi li Paese arrivò a toccare addirittura il 70° posto).
Abbiamo scelto di riportare fonti estere in quanto ritenute maggiormente imparziali. Ovviamente rispettiamo l'opinione di chi non si trovi d'accordo con questa lettura del clima nostrano contemporaneo: in tal caso lo invitiamo a riaccendere sul TG4.
Come uno di noi ha ricordato nel post di venerdì scorso, in questi giorni Silvio Berlusconi ha manifestato l'intenzione di impedire, con apposita legiferazione, sia l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche a fini investigativi (con l'eccezione delle indagini su reati di terrorismo e criminalità organizzata), sia la pubblicazione dei relativi risultati, anche non più secretati. Un controverso disegno di legge, presentato dal ministro della giustizia Alfano, è stato il giorno stesso approvato dal Consiglio dei Ministri. Noi crediamo che questo divieto, lesivo dei fondamentali poteri di controllo, avrà delle vittime: i cittadini italiani, privati del diritto costituzionale alla libera informazione.
Lo strumento delle intercettazioni, regolato fino ad ora in modo niente affatto "degenerato" come le posizioni filogovernative rappresentano a gran voce, ha permesso di far brillare numerosissimi scandali dei quali ad oggi saremmo rimasti completamente ignari: si va dallo svelamento del sistema di Calciopoli a quello della corruzioni di alcuni membri di Casa Savoia, fino a quella recente degli orrori della Clinica Santa Rita e degli illegali scambi di favori tra lo stesso Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Saccà. Ora tutti noi rischiamo di perdere l'estrema libertà di essere informati dell'eventuale rivelazione di casi simili, spesso autentici attentati non solo alla giustizia, ma alla democrazia stessa.

Per questo abbiamo deciso di contribuire nel piccolo del nostro blog ad andare contro questa campagna liberticida. Lo faremo impegnandoci fin da adesso a segnalare, e ove necessario a pubblicare direttamente ogni notizia accertata che riterremo necessaria alla corretta informazione dei nostri lettori, anche dopo la presumibile entrata in vigore della legge "Alfano-Berlusconi". E cominciamo con l'aggiungere all'elenco di link fissi del blog il tag di un'iniziativa a cui abbiamo già aderito: si tratta di Arrestateci tutti, un piano di disobbedienza civile attraverso l'autodenuncia preventiva del reato di pubblicazione di notizie che secondo questa legge-vergogna non saranno più divulgabili. Con l'auspicio che quanti di voi abbiano un blog personale decidano di utilizzarlo per alimentare il passaparola.

Non abbiamo la presunzione di parlare direttamente alla vostra coscienza, e probabilmente non ne abbiamo nemmeno l'intenzione. Il da farsi ci appare chiaro. La mercificazione delle notizie e delle informazioni, la propaganda, la censura, sono fenomeni difficilmente gestibili sulla rete; convinti quindi che Internet sia diventato l'ultimo (e speriamo il prossimo) vero medium cui rivolgersi, lanciamo questo piccolo appello.
Perché qui sei tu che cerchi le notizie, non il contrario.
In merito a questo, vi invitiamo a spulciare il sottostante elenco di link, dove abbiamo riportato due ennesimi episodi francamente inquietanti: a quanto pare, qualcuno si è messo intesta di minare anche il campo dell'informazione indipendente. Vi troverete la storia di Antonino Monteleone e Carlo Ruta, un giovane reporter e uno storico, i quali questo mese hanno visto chiudere i propri blog in virtù del fatto che parlare di attualità ed esprimere opinioni suffragate da fatti può risultare tanto scomodo da innescare il buon vecchio meccanismo della censura all'italiana. Ora, ciascuno giudichi con la propria testa.
Voi dormite bene la notte? Noi dormiamo così: 0.0!
Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura e testimone delle peggiori tragedie del Novecento (si trovò a dover fuggire dalla Germania nazista in quanto ebreo), sosteneva la facoltà di disobbedire alle imposizioni inique come unico rimedio possibile all'irrecuperabile riduzione dell'essere umano a parte della massa. Così scrisse nel libro della sua vita, Massa e Potere: "La via che ci porta fuori dal dominio della morte passa anche attraverso la capacità di disobbedienza di ogni uomo e di ogni donna".
A voi la scelta. Stay tune.





Foo Fighters - The Pretender

sabato 21 giugno 2008

Pulcinella

E’ tutta la vita che ti osservo, ti osservo con l’assorta, sconfortata attenzione del timido che sa ascoltare o con tutta la partecipazione di cui sono capace, e più cose noto di te e più mi accorgo che siamo uguali. Una delle cose che mi colpiscono è il nostro stizzoso vittimismo, la noncuranza nel nostro rassegnarci ai problemi più o meno reali, più o meno risolvibili. Ci intossichiamo l’un l’altro con una livida autocommiserazione e poi stringiamo i denti, mandiamo giù e mentre il più idiota dei sorrisi ci stira la faccia in una smorfia degna di nota per impietosa tragicomicità cominciamo le piccole grandi recite di tutti i giorni; le recite che ci fregano perché propinate in primis a noi stessi. Accorrete numerosi, si alzi il sipario, gli attori sono bravissimi, inizia il grande Vaudeville del far finta di niente. Fai una porcata a un amico, te la prendi con il familiare che non c’entra, commetti un passo falso di cui sai che ti pentirai, magari in buona fede, ma tu fai finta di niente.
Certi bambini si coprono gli occhi con le mani quando hanno paura, la logica è che se non vedi il male il
male non esiste, quei bambini siamo io e te oggi, il male che sentiamo fuori e dentro di noi non lo affrontiamo, non lo sormontiamo, non lo attraversiamo e non lo evitiamo… e stai fresco se pensi che sarò proprio io ad spararti la mia rassicurante ricetta di vita in questi casi. Io coi miei piccoli dolori antichi e adolescenziali, materiali ed esistenziali, eroici e grotteschi, quasi sempre più irreali di quanto al momento non mi eccitasse ammettere: mi ci sono gingillato in tutti i modi suggeriti dalla fantasia più sfrenata con esiti quantomeno alterni. E infatti vallo a sapere, magari che io e te si faccia finta di niente è la soluzione più geniale della storia, magari a fare la faccia di bronzo ci camperemo cent’anni, ma la fregatura c’è: l’escamotage di Pulcinella ha la controindicazione di alterarci gli stati di memoria.
Sono serio, giuro, ho visto con i miei occhi persone generalmente in gamba voltare ostinatamente le spalle ad un difficoltà che chissà, magari quella volta erano reali, e dimenticarsele completamente. Tabula Rasa. Per poi magari scagliarsi contro schiere di emergenze inventate ad uso e consumo del proprio male di vivere… come quell’ingegnoso cavaliere viaggiatore che combatteva burattini e mulini a vento, solo che se il Quijote era una metafora malinconica e vera della nostra follia, io e te quando la nostra follia ce la viviamo diventiamo solo dei coglioni reali. Così uno finisce per lampeggiare verde a problemi magari che ci sono, e finché si tratta delle sue, di rogne, va benissimo, non sarò certo io a fare la paternale a chicchessia, ma quando i problemi che lascia passare ostentando indifferenza sono anche i miei, i tuoi, allora m’incazzo, e sinceramente non ti capisco, se non t'incazzi con me.
Prendiamo un altro noto cavaliere, il nostro Presidente del Consiglio nuovo di zecca: lui è il tipico amico che si sta distraendo. E che tenta con tutti i mezzi di trascinarti per mano nel suo Paese dei Balocchi. Da anni nemesi giurisprudenziali di ogni forma e colore gli stanno addosso come condor; e per inciso rischiano, in caso di dimostrazione delle sue colpe, di tirarsi dietro lo sdegno dei suoi paesani (quello del resto del mondo, del mondo degli adulti se l’è meritato da un pezzo, ma questa è un’opinione personale). Ora mettiamo che sia per assurdo colpevole: i fantasmi del suo sporco passato gli sfilano davanti come una processione di Spiriti del Natale Passato, rendo l’idea? Un ipotetico Silvio, realizzato il suo torto, turbato dall’onta, si affretterebbe a cospargersi il capo di cenere e giustificarsi: prima di fronte a sé stesso per la violenza che si è inflitto (vallo a sapere, magari crede nel karma); e poi, cazzo, a me e a te. A me e a te che ogni giorno guardiamo al barcone su cui volenti o nolenti stiamo navigando e di fronte a tante assurdità, a tante ingiustizie lo vediamo sbandare e smarrire senso: un bateau ivre che con più o meno connivenza abbiamo affidato a questo ineffabile capitano. E invece qual’è l’ultima pensata del Silvio non ipotetico, il Silvio reale, Gran Visir di tutti i Pulcinella d’Italia? Liberarsi da quelle intercettazioni che più di qualsiasi altro strumento hanno permesso a tutti un pur precario contatto con la realtà delle sue gesta (che, in quanto gesta del capitano dell’arca dei miracoli, riguardano anche me e te); in altre parole, di chiudere, e di farci chiudere gli occhi (o in questo caso le orecchie) col nobile scopo di permettere a tutti di continuare al meglio delle loro risorse a fare finta di niente. La logica è che se non vedi il male il male non esiste.
Dedico questo intervento a un’amica che qualche giorno fa, sul lavoro, ha deciso di non fare finta di niente ed si è messa di traverso di fronte ad un’ingiustificata carica ai mulini a vento. Niente paura. E’ finita regolarmente ridimensionata dal Pulcinella-pensiero. E chiudo con una piccola considerazione: se sei arrivato a leggere fino a qui questi deliri insonni nemmeno fossi Beppe Grillo, ovvero nemmeno mi facessero tirar su qualcosa, stai davvero alla frutta. Ma per dimostrarti che non sto facendo sul serio mando la canzone che, chissà perché, mi ronza in testa da quando ho cominciato a pensare a quest’argomento e che in questo momento mi sta tenendo su a dispetto di un giustificatissima stonatura.





Red Hot Chili Peppers - Give It Away


CHIEDO SCUSA PER L'ESTEMPORANEA RIFLESSIONE POLITICA. PROPRIO PER COMPENSARE LA SUA SOMMARIETA' AGGIUNGO I LINK DI DUE VIDEOCONFERENZE DEL GIORNALISTA MARCO TRAVAGLIO A MIO PARERE UTILI AD INTRODURRE LA "QUESTIONE INTERCETTAZIONI" CHE, PUR TRATTATA QUI CON UNA CERTA LEGGEREZZA, MI SEMBRA MOLTO GRAVE. GRAZIE PER L'ATTENZIONE. PASSAPAROLA 9/6/08 - "PROVE TECNICHE DI FASCISMO"
E PASSAPAROLA 16/6/08 - "CORTINA DI FERRO PER I DELINQUENTI"

domenica 8 giugno 2008

Free Karma Food

Ultimamente ho avuto il piacere di leggere Free Karma Food, romanzo solista di Wu Ming 5.
In un futuro apocalittico datato 2025, bovini e suini non esistono più. Le principali fonti di carne divengono allora cani, gatti, uomini.
La trama si riduce, come spesso accade per i romanzi solisti di Wu Ming, a un balletto incontrollato che ti tiene incollato al libro fino all'ultima sillaba.
D'altro canto, come raccontare un libro del genere? Suona estremamente riduttivo cercare di descrivere personaggi, stile, ambientazioni, contenuti. Per chiunque fosse interessato, qui è possibile reperire di tutto.

Chi sono 'sti maledetti Wu Ming? Mah. Nemmeno io credo di conoscerli; so solo che scrivono libri da paura (ti fanno rizzare i capelli in testa, direbbe Will Hunting). In ambito editoriale seguono i principi del copyleft. I loro testi sono scaricabili gratuitamente dalla rete, e nonostante questo mantengono alto il livello delle vendite.

Perchè?

Credo che la faccenda sia semplice.
Ci sono alcune persone che si chiedono quanto valga la proprietà intellettuale, e se davvero questa possa esistere. Non è forse vero che il sapere umano appartiene al mondo? Che si tratti di un libro, di un film, di una pezzo musicale, di righe di codice, che differenza fa? Quanto costa un'idea?
Quantificare in termini economici un'opera di intelletto è un atto criminale. Inibire la condivisione in questo senso ponendo come alternativa l'arricchimento personale a discapito del pubblico è grottesco.

Esempio lampante: la comunità dell'Open Source. Princìpi di libera circolazione delle informazioni che si traducono in software aperto al mondo, gratuito e qualitativamente superiore al Closed Source. Dietro tutto questo, ci sono persone mosse dalla passione, e non dalla sfrenata ricerca di un tornaconto personale.

Da sempre ho ritenuto concetti del genere scontati, ovvi, almeno per tutti i giovini di belle speranze di mia conoscenza. Solo negli ultimi anni mi è capitato di incontrare ragazz* che la pensavano diversamente. Frase tipica: se faccio un lavoro, stai sicuro che voglio essere pagato.
A questo punto mi permetto di chiudere con una stronzata: alle medie o al liceo, durante i compiti in classe, avete mai preteso soldi in cambio di un suggerimento?





Pink Floyd - Money

sabato 7 giugno 2008

Glasnost

Sono abbastanza giovane da essere entrato a scuola in un momento in cui ormai gli adulti si rendevano conto di avere a che fare con una generazione di cuccioli di pubblicità. Io e i miei coetanei stavamo venendo su a merendine e consigli per gli acquisti; e in certe classi che ho frequentato si respirava più arroganza e più razzismo che in una caserma della polizia boera. Non fraintendermi: non ho la presunzione di ritenere che bullismo, conformismo e conseguente discriminazione siano un male di questi giorni. Posso sostenere con sufficiente sicurezza che prepotenti e fighetti affliggono la persona umana da quando la società si è evoluta dallo stadio di banda; cinquemila anni fa a lezione dallo scriba Sekhtefnut fregava al mite Amenhotep la ricotta di papiro della merenda e in tempi più recenti Favonius gettava fango di strada a Mecilius, figlio di liberto...
Credo però di poterti dire (buttandola giù molto semplice) che la mia generazione sia stata presa di mira dal marketing a livelli davvero più intensivi delle precedenti; e che forse sia stata la prima ad aver sperimentato le reazioni (vuoi di protezione, vuoi di acquiescenza) da parte degli adulti attorno a noi, dalle famiglie e dall'educazione istituzionale. C'è un ricordo, in particolare, che mi ha dolcemente condotto sui binari di questo discorso spinoso, che anche adesso reputerei più consono ad un servizio fintamente moraleggiante alla Studio Aperto che al blog di un ventunenne. Doveva essere la seconda, terza media, e uno di questi maestri di vita di professione un giorno stette effettivamente a spiegarcelo, che c'era l'Essere e c'era l'Apparire, e che erano due cose distinte; che nelle nostre vite sentivamo da ogni parte impulsi a vivere come un gregge di pecore, e questo era conformismo ed era da idioti. Noi annuivamo illuminati, tutti. A guisa di bestiame. Nove, su dieci di noi, accoglievano a gran voce propositi e dichiarazioni di indipendenza e tolleranza e si comportavano all'esatto opposto.
Ovviamente.
Sia chiaro che non è mia intenzione puntare ditoni accusatori né tirarti un pippone morale, ma di riflettere su di un proposito (Studio Aperto lo definirebbe un valore, è per che questo io lo introduco come proposito) per me importante, spesso protagonista delle mie crisi di coscienza, e che a volte riesco persino a mantenere. Parlo di trasparenza, che per me significa qualcosa di simile al buon vecchio sii-te-stesso (quello che nei film americani finisce per farti risolvere i problemi relazionali e rimorchiare la squinzia. Considerazione di vita vissuta: non è vero). Ma anche più profondo. Che fino a nuova risoluzione reputo uno dei migliori antidoti in circolazione all'omologazione che vedo in atto nei miei simili, quel conformismo che Freud chiamava "la miseria psicologica della massa", che se non altro ha l'indubbio svantaggio di trasformarci in pallide imitazioni di perfetti idioti (avvertenza per inciso: se non riconosci tale omologazione in atto, puoi anche smettere di leggere. Tanto non voglio provare a convincerti del contrario. Almeno adesso).
Voglio essere una persona trasparente; e questo non significa solare ed estroversa, perché nel mio caso prendo atto di essere il più delle volte il contrario. Ma voglio essere onesto e rispettoso con gli altri (dopo esserlo stato con me stesso, si spera), senza prenderli per il culo con atteggiamenti che non mi appartengono: sono una persona vera, quindi mi piacerebbe anche comportarmi di conseguenza. Al di là di tutte quelle piccole falsità che sparo ogni giorno, il criticismo disilluso e il suo contrario, la mansueta condiscendenza, e quella faccia da duro che mia madre (santa donna!) chiama "la mia espressione alla Clint Eastwood", che mi viene quando se fossi trasparente ostenterei un'ansia alla Woody Allen. E di qualche concessione alla bieca immagine (lo so, lo so, giacca di pelle e moto custom servono a gettarti fumo negli occhi. Ma almeno me li sono scelti facendo appello a tutte le mie facoltà critiche. Il look è importante, le mode sono una grande cazzata).
La felicità è data dalla libertà e la libertà è data dal coraggio. Questa riflessione (è di Pericle, amico mio, mica di Buttiglione) mi segue da anni, fedele come un cane e scomoda come una spina nel piede. Sì, perché ci vuole un fegato non da poco per riuscire ad affrontare se stessi ed uscirne consapevoli, perché in ognuno di noi si celano ombre che ci mettono imbarazzo, rimorso, paura; ma è necessario perché i pericoli che attentano alla nostra realizzazione si nascondono più dentro di noi che nelle congiunture economiche, nei governi e nell'immigrazione clandestina. Una volta raggiunto un equilibrio tra noi e il nostro mondo interiore dovremmo però sapere aprirci gli altri, rendendoli partecipi della nostra libertà. Con orgoglio, ma senza sprezzo dell'altro, dato che già che c'eravamo avremmo potuto anche imparare un po' di umiltà. E non saremmo più gregge, ma persone, perché ognuno di noi ha la sua storia, i suoi tesori, i suoi abissi (Siamo una cosa sola, baby... ma non siamo la stessa cosa). Questo intendo per trasparenza e so che non ne saremo tutti sempre all'altezza, il sottoscritto in testa. Perché la trasparenza si nutre di coraggio, dal momento che ci costringe a sfidare noi stessi e gli altri, e dal momento che, diciamocelo, come l'onestà... non conviene.
Voglio essere una persona trasparente; voglio rivelare invece di nascondere. Voglio coinvolgerti invece che distrarti; oppure lasciarmi ignorare. Spero di raccogliere il coraggio.





Audioslave - Be Yourself